Mentre tutto il Giappone è alle prese con una paurosa impennata della curva dei contagi, circa 20000 al giorno, e con tensioni e divisioni politiche e sociali causate dagli avvenimenti in terra afgana, all’Olympic Stadium di Tokyo si è svolta la cerimonia d’apertura delle Paralimpiadi all’insegna della parola “Rinascita”.
Un termine che trasmette immediatamente il suo forte significato simbolico, un segnale da mandare a tutto il pianeta.
4.537 atleti con ogni tipo di disabilità e provenienti da 167 Paesi di tutti i continenti hanno sfilato tra l’emozione e la gioia.
Come già spesso accaduto nella storia, è lo sport che deve farsi vettore di sentimenti quali la solidarietà e la vicinanza per cercare di migliorare un contesto sociale scosso sotto diversi punti di vista.
Il tema principale che Marco Balich, organizzatore della cerimonia, ha voluto portare è quello del “We have wings” (Noi abbiamo le ali), rappresentato dal metaforico uso delle macchine a supporto delle persone con disabilità.
Un altro messaggio molto forte è stato dato dalla presenza della bandiera afgana, fatta sventolare in segno di solidarietà verso gli atleti che con la presa di Kabul da parte dei talebani non potranno partecipare ai Giochi.
La bandiera è stata portata da un rappresentante dell’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati.
L’Italia, sfilata come 14esima, è stata guidata da due portabandiera, Bebe Vio e Federico Morlacchi.
Quest’anno il nostro team sarà composto da ben 115 atleti che competeranno in 15 discipline diverse e per la prima volta il numero delle atlete (63) supererà la partecipazione maschile (52).