Avrebbe compiuto oggi 100 anni l’avvocato Gianni Agnelli.
Geniale, educato ma pungente, mai banale: una vita tra intuizioni e scelte difficili, impegno e amori.
Il più grande la sua Juventus, la squadra che ha contribuito a rendere grande, tifoso attento e curioso osservatore. Come con la Ferrari, l’altra passione sportiva.
La Juventus è stato l’amore assoluto, «è la compagna della mia vita, soprattutto un’emozione. Accade quando vedo entrare quelle maglie in campo.
Mi emoziono persino quando leggo sul giornale la lettera J in qualche titolo. Subito penso alla Juve».
A 26 anni, il 22 luglio del 1947, ne diventa presidente, secondo della famiglia dopo il padre Edoardo, in carica dal 1923. Resta alla guida della società fino al 1954 (con due scudetti vinti), ma il legame resterà fortissimo: «La Juve è per me l’amore di una vita intera.
Motivo di gioia e orgoglio, ma anche di delusione e frustrazione, comunque emozioni forti, come può dare una vera e infinita storia d’amore».
La Ferrari è stato l’altro grande amore dell’Avvocato.
Una passione, questa sì, che poteva condividere: «Non tutti gli italiani tifano per la Nazionale, mentre tutti gli italiani e il cinquanta per cento dei non italiani tifano Ferrari».
È ancora così.
E naturalmente era grandissimo l’amore dell’Avvocato per Michael Schumacher.
Più volte ne sottolineò il costo («Abbiamo preso questo tedesco mi è molto caro, nel senso che mi costa carissimo… ma ne vale la pena»).
Dopo averlo ingaggiato nel 1996, riferendosi alla gestione tecnica del team, disse: «Certo, se ora non vincono con Schumacher è colpa loro…». Non accadde.
Schumi con la Rossa vinse 5 titoli.
L’Avvocato aveva visto giusto.