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Il marito le nega il permesso per il passaporto: la ct iraniana di sci non partirà per i Mondiali di Cortina

Samira Zargari è rimasta nel suo paese: in base alla legge della Repubblica islamica, per ottenere il passaporto una donna ha bisogno del permesso del marito. I diritti per l'emancipazione femminile ancora una volta calpestati

Il marito le nega il permesso per il passaporto: la ct iraniana di sci non partirà per i Mondiali di Cortina
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18 Febbraio 2021 - 10.46


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Ancora una volta, dunque, in Iran le vicende sportive si intrecciano con quelle politiche, e in particolare con la condizione delle donne e le loro faticose lotte per l’emancipazione.

Un appuntamento atteso a lungo, preparato con tutto l’impegno e la passione che negli anni l’hanno già portata al suo posto di responsabilità. Ma all’ultimo momento il sogno di Samira Zargari, commissaria tecnica della nazionale iraniana di sci alpino femminile, si è infranto davanti a una legge che ha permesso al marito di impedirle di lasciare l’Iran per guidare le sue atlete ai Mondiali di Cortina.
La squadra ha lasciato ieri l’Iran alla volta dell’Italia, ma alla Zargari non è stato consentito di partire. “Fino all’ultimo – ha fatto sapere la Federsci iraniana – abbiamo cercato di trovare una soluzione, ma non è stato possibile”.

Il compito di accompagnare le sciatrici è stato quindi affidato a Marjan Kalhor, un’altra tecnica della Federazione.
In base alla legge della Repubblica islamica, per ottenere il passaporto una donna ha bisogno del permesso del marito, ma quando anche sia in possesso del documento di espatrio lo stesso marito può impedirle di lasciare il Paese di volta in volta. E in passato ciò è già successo ad altre protagoniste della scena sportiva iraniana. Il caso più clamoroso fu, nel 2015, quello di Niloufar Ardalan, capitana della nazionale di calcetto, alla quale il marito, un giornalista sportivo, aveva vietato di partire per partecipare ai Mondiali in Guatemala dopo una lite.
Le proteste contro le normative che limitano i diritti delle donne in Iran prendono spesso spunto da vicende sportive.

Come nel caso della tragica vicenda di Sahar Khodayari, la trentenne che nel 2019 si suicidò con il fuoco per protestare contro il divieto alle donne di entrare allo stadio.

La vicenda di quella che i social media ribattezzarono ‘la ragazza in blu’ – dal colore dell’Esteghlal, la sua squadra del cuore, a quel tempo allenata da Andrea Stramaccioni – provocò un’ondata di emozione senza precedenti nel Paese. E anche in quell’occasione le autorità furono costrette ad un compromesso, lasciando entrare per una partita della nazionale con la Cambogia 3.500 donne in settori separati delle gradinate dello stadio Azadi di Teheran, che ha una capienza di quasi 80.000.
Si tratta ora di vedere se, davanti alle prevedibili proteste che la vicenda di Samira Zargari provocherà, anche in quest’occasione a Teheran si cercherà di trovare una soluzione, consentendole in extremis di raggiungere le sue atlete a Cortina.

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