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L’America (e non solo) è ancora scossa dalla morte di George Floyd e le proteste proseguono incessantemente.
Il New York Times ha intervistato sull’argomento Tommie Smith, protagonista del gesto ormai passato alla storia del pugno col guanto alzato al cielo durante la premiazione ai Giochi olimpici di Città del Messico del 1968.
“Provo ancora quei sentimenti, ed è terribile che questi sentimenti che ho provato adesso si stiano manifestando. Ci sono stati atleti che si sono messi in ginocchio, poi dei calciatori che si sono messi in ginocchio, e poi ci sono stati omicidi e poi dei morti -prosegue l’ex velocista-. Mi riporta tutto al podio di Città del Messico perché quelle erano le stesse sensazioni che avevo allora”.
A proposito del gesto di protesta del 2016 del giocatore di football Colin Kaepernick (ndr:smise di alzarsi in piedi durante l’inno nazionale statunitense, che è suonato e cantato all’inizio di ogni gara della Nfl), Tommie Smith afferma: “Quando vidi Colin Kaepernick inginocchiarsi per la prima volta ho pensato ‘oh mio Dio, avrà tutti addosso.’ Ma stava solo dicendo quello che ho già detto anni fa. Ho detto ‘vai avanti, dobbiamo ancora combattere. Non possiamo fermarci’. Ho parlato una volta con Kaepernick, ci siamo messaggiati diverse volte. Sono stato molto felice di vedere il Commissario della Nfl Goodell dichiarare che avrebbero dovuto intervenire anni fa. Kaepernick ci ha rimesso la carriera”, conclude.