Che Eric Cantona, avesse abbracciato una sua carriera cinematografica, al di là del celebre film di Ken Loach, in cui appare nei panni di sé stesso, era una cosa nota.
La notizia di queste ultime settimane è che il prode Eric, grande calciatore e grande antifascista (I nonni erano combattenti repubblicani della Catalogna, fuggiti in Francia nel 1939) recita da protagonista in una serie francese, prodotta da Netflix , dal titolo Lavoro a mano armata. Si tratta della trasposizione televisiva del bellissimo romanzo omonimo di Joseph Lemaitre, una storia molto dura, crudele, ambientata nella barbarie del liberismo selvaggio.
Un uomo di cinquantasette anni perde il suo lavoro di capo del personale in una azienda di medio calibro, solo per la sua anagrafe: la proprietà ha deciso di puntare sui giovani. Alain Delambre si adatta a lavori precari e malpagati, subendo spesso umiliazioni insopportabili per il suo carattere irascibile e, talora, violento.
Una serie di coincidenze lo mette in grado di competere per un lavoro di selezionatore del personale in una grande impresa aeronautica e Delambre decide che non può perdere, a nessun costo, una simile occasione.
Le sei puntate narrano come questa sua aspirazione si trasformi, lentamente, in una rivolta individuale, dura e al di là delle regole, contro un sistema che non tiene in conto alcuno la dignità umana e dove il solo parametro è il profitto. Alain Delambre , usa le stesse armi dei suoi avversari in una storia degna del miglior Jack London. Alla fine lo spettatore, come il lettore del libro, si identifica in lui.
Cantona regge il ruolo del protagonista in maniera egregia, per non dire splendida. Il personaggio sembra ritagliato su di lui: un uomo forte e disposto a combattere, impulsivo (viene spesso in mente, guardandolo recitare, il famoso calcio in stile Kung Fu al tifoso del Crystal Palce, noto leader di un movimento dell’ estrema destra inglese che lo insultava con espressioni razziste; un calcio che gli costò una lunghissima squalifica e di cui non si pentì mai). Il suo fisico imponente e il suo volto da duro lo inscrivono, di diritto, nella grande tradizione del noir francese.
Lavoro a mano armata è una serie da vedere, al di là della legittima curiosità che può suscitare un grande del calcio impegnato come attore in un set cinematografico. Naturalmente viene voglia di rivedere il film di Ken Loach (Il mio amico Eric, 2009) e la curiosità di scoprire un documentario in cui Cantona raccontava Les Rebels du Foot (2012) ovvero le storie di calciatori ribelli, cominciare da quella del grande Socrates, l’asso brasiliano medico e comunista.