di Niccolò Righi
Debutta con la prima squadra del Santos a soli 17 anni e già gli occhi di mezzo mondo erano su di lui. Si parlava di questo giocatore come talento puro e cristallino, capace di trascinare la propria squadra seppur giovanissimo. I paragoni iniziano ben presto a sprecarsi: Robinho, Rivaldo, Romario, Ronaldinho. O’Ney però non sembra sentire la pressione che i media gli mettono addosso, riuscendo ad abbinare grandi doti di leadership ad un talento straripante.
Nel 2013 arriva il passaggio al Barcellona ad una cifra astronomica e mai del tutto chiarita. Ci si iniziò quindi a chiedere se tutti quei soldi (si parla di 130 milioni) valessero la pena per un giocatore che sì stava facendo cose spaziali, ma in Brasile: avrebbe avuto lo stesso impatto in Europa? Sarebbe stato disposto togliersi i panni del “primo violino” e a mettersi a disposizione del Barcellona?
Domande lecite che però Neymar spazza via con la potenza di un ciclone dominando sia in Spagna che in Europa, illuminando gli occhi di tutti gli appassionati di calcio che iniziano a vederlo come colui che riuscirà a detronizzare Messi e Ronaldo dal trono di numeri 1. La stagione 2015 è, probabilmente, il punto più alto della sua carriera, con la MSN (Messi-Suarez-Neymar) che mise a ferro e fuoco tutte le difese d’Europa. Vinse la Champions, nella finale di Berlino contro la Juventus, riuscendo a segnare in ogni singola partita della fase finale del torneo. Trascina il Barcellona alla conquista del Campionato e della Coppa del Re, riuscendo a sopperire gli infortuni prima di Messi e poi di Suarez. Saranno 39 gol in 51 partite totali, un bottino incredibile che, unito al triplete conquistato, portò tanti tifosi a patteggiare per lui nella corsa al Pallone d’Oro.
Il premio tuttavia andò a Messi e fu proprio il rapporto che Neymar aveva con l’argentino che forse, a posteriori, sarà la causa del suo declino. I due fuori dal campo erano molto amici e la stima reciproca non è mai mancata, forse però Neymar vedeva Messi come una figura troppo ingombrante nella sua carriera, come sarebbe potuto diventare il numero 1 nella squadra di Messi? Come avrebbe potutto vincere il Pallone d’Oro nella squadra di Messi? Come avrebbe fatto a imporsi come trascinatore della squadra se tanto, dopo le vittorie, i premi e i titoli di giornale andavano a Messi?
Non so se furono proprio queste le domande che si fece Neymar, fatto sta che nel 2017 arrivò il clamoroso passaggio al Paris Saint Germain per la folle cifra di oltre 200 milioni di euro.
È qui che iniziarono i problemi. Il PSG non riuscirà mai a imporsi in Europa, seppur i tantissimi soldi spesi, e Neymar inizia a fare i conti con l’unico avversario in grado di fermarlo: gli infortuni. Tanti, tantissimi infortuni subiti dall’asso brasiliano in questi ultimi anni, tant’è che da quando è a Parigi, dei sei ottavi di Champions giocati, quattro volte è stato indisponibile, l’ultima, appunto quest’anno, con l’infortunio alla caviglia nella gara di campionato contro il Lille e che ha chiuso, a febbraio, la sua stagione. Se aggiungiamo che quello in Qatar è stato, forse, il suo ultimo mondiale e soprattutto che il PSG ormai è diventata la squadra di Mbappe, possiamo dire che a 31 anni la stella di Neymar si sia definitivamente spenta?
I detrattori parlano di una carriera deludente, in tanti dicono che non abbia affatto rispettato le aspettative. Eppure stiamo parlando di un giocatore che ha fatto 293 gol e 188 assist in 493 presenze, che con 77 gol è assieme a Pelé il miglior marcatore nella storia del Brasile, ha vinto campionati, coppe e una Champions da assoluto protagonista. È giusto quindi sminuire il suo percorso “solo” per non essere riuscito a superare due mostri sacri come Leo e CR7?
Il suo errore probabilmente è stata l’impazienza, impazienza nel restare ancora un po’ sotto l’ombra di Messi, chissà come sarebbe andata se ci fosse stata qualche scelta più giusta e qualche infortunio in meno…