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Lazio, quando i tifosi contestarono Lenzini e Cragnotti

Questa mattina i tifosi della Lazio saranno a Formello per contestare l'operato della società di Lotito. I precedenti storici dimostrano che nessun presidente ha avuto vita facile con la piazza.

Lazio, quando i tifosi contestarono Lenzini e Cragnotti
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3 Febbraio 2022 - 11.24


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I problemi della gestione Lotito

Qualche giorno fa, Claudio Lotito si è preso la testa della speciale classifica che lo vede come presidente più longevo della storia della Lazio con oltre 6.400 giorni da quell’ormai lontano 19 luglio del 2004.
Dalle parti di Formello, però, non ci sarà molto da festeggiare. La parte più accesa della tifoseria ha infatti organizzato una contestazione per rendere palesi tutte le difficoltà e le contraddizioni di una gestione quasi ventennale. I motivi sono evidenti: l’ultima campagna acquisti è stata più che deficitaria, il delta tra società e popolo si allarga sempre di più fino ad arrivare a una disaffezione che inizia a sfiorare il patologico.

Lo scontro con Maestrelli

Contestare significa – letteralmente – chiamare a testimoniare, mettere davanti alle proprie responsabilità l’interlocutore. E quella di questa mattina, non è di certo la prima contestazione che ha allagato casa Lazio.
Il 2 ottobre 1971, quattordici bidoni della spazzatura vengono esposti al centro sportivo di Tor di quinto. Su tredici di questi sono dipinti i numeri dei calciatori, mentre l’ultimo riporta la scritta mister. Quel mister era Tommaso Maestrelli, arrivato alla Lazio da poco e costretto a gestire un vero e proprio ammutinamento da parte dei calciatori che qualche giorno più tardi si ritroveranno assediati dalla ferocia dei tifosi dentro gli spogliatoi.
Fu lo stesso Maestrelli ad affrontarli, mentre la contestazione chiedeva a gran voce le dimissioni di Umberto Lenzini reo di aver indebolito la squadra. Come finì la storia, con lo scudetto del ’74, è cosa nota.

Tutti in piazza per Signori

Lenzini non fu però l’unico campione d’Italia a dover affrontare la dura chiamata alla responsabilità da parte dei propri tifosi. Sergio Cragnotti, colui che insieme al Berlusconi del Milan ha inventato il concetto di calcio moderno, più volte è stato sul punto di abbandonare la presidenza a causa delle contestazioni dei propri tifosi.
La prima, clamorosa, quella legata alla possibile cessione di Beppe Signori – l’eroe generazionale di metà anni ’90 – con migliaia di persone che si riversarono lungo via Novaro per bloccare l’affare. “Tenetevi Signori, me ne vado io” avrebbe sbottato Cragnotti, che qualche anno più tardi ammise di essersi pentito di non aver chiuso una trattativa che avrebbe accelerato il percorso di sprovincializzazione dell’ambiente romano.

Assedio a casa Cragnotti

Ancora Cragnotti, ancora un affare contestato. Dopo lo scudetto del 2000, la società decide di vendere Pavel Nedved, con una sceneggiatura da film che portò il centrocampista ceco a scappare nella Torino bianconera sentitosi tradito dalla dirigenza laziale che lo aveva venduto contro la sua volontà.
In quel caso, la contestazione si era spostata sotto le finestre di casa Cragnotti, in via dei Cappuccini. Una presa di posizione durissima, che aveva convinto l’ex numero uno della Cirio a vendere la Lazio per liberarsi di quei tifosi “razzisti e ingrati”.

Edy il salvatore

Passano circa dieci anni, la presidenza Cragnotti è ormai un ricordo felice e a prendersi in carico le lamentele dei tifosi biancocelesti tocca a Claudio Lotito. L’inverno del 2009 è caratterizzato dalla terribile classifica che vede la Lazio pericolosamente vicina alla zona retrocessione, Goran Pandev e Cristian Ledesma fuori rosa per problemi legati ai rinnovi contrattuali e il tecnico Davide Ballardini al centro della rabbia del popolo biancoceleste.
Il 9 febbraio del 2010 un migliaio di tifosi si ritrovarono fuori dai cancelli di Formello, qualcuno riuscì anche a scavalcare le recinzioni e a entrare nel centro sportivo – a fine giornata furono 11 i fermati dalle forza dell’ordine – costringendo di fatto l’allenatore a lasciare la panchina laziale che, di li a poco, diventerà di proprietà di Edy Reja.

Quella del 3 febbraio 2022 è quindi solo l’ultima di una lunga tradizione di contestazioni, nel mondo Lazio. Toccherà al presidente Lotito riuscire a recepire il messaggio e a rispondere adeguatamente.

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