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di Eleonora Francini
Inter, Milan, Atalanta e Juventus: sono loro le fantastiche quattro, al termine degli ultimi 90 minuti di un campionato vissuto a pieno fino alla fine.
Inter, Milan, Atalanta e Juventus: sono loro le fantastiche quattro, al termine degli ultimi 90 minuti di un campionato vissuto a pieno fino alla fine.
Dopo ben 11 anni di assenza contemporanea Juventus, Inter e Milan tornano a gareggiare insieme sul palcoscenico della Champions League: l’ultimo avvistamento, infatti, risale alla stagione 2009-2010, quando l’Inter di José Mourinho riuscì a conquistare quel triplete ormai scalfitosi nella mente dei tifosi nerazzurri. Insieme a loro figura l’Atalanta di Gasperini, che per il terzo anno consecutivo ha saputo centrare l’obiettivo Champions, tramutandosi in una vera e propria certezza.
Eccetto che per i bergamaschi, che hanno sfidato il Milan ormai certi della qualificazione, è stata una domenica intensa per le altre tre squadre, seppur per ragioni differenti.
L’Inter, dopo la manita rifilata all’Udinese, ha festeggiato il suo 19° scudetto circondata dal calore dei propri tifosi.
Il Milan, a Bergamo, ha vissuto 90 minuti da qualificato contro una Dea che non ha creato particolari problemi ai rossoneri. Discorso tutt’altro diverso, invece, per la Juventus che, nonostante la vittoria in scioltezza sul Bologna di Mihajlovic, fino all’ultimo è rimasta attaccata al risultato di Napoli-Verona per conoscere il proprio destino ed esultare davvero dopo il poker ai rossoblù.
Il Milan, a Bergamo, ha vissuto 90 minuti da qualificato contro una Dea che non ha creato particolari problemi ai rossoneri. Discorso tutt’altro diverso, invece, per la Juventus che, nonostante la vittoria in scioltezza sul Bologna di Mihajlovic, fino all’ultimo è rimasta attaccata al risultato di Napoli-Verona per conoscere il proprio destino ed esultare davvero dopo il poker ai rossoblù.
I partenopei, che sulla carta avevano l’impegno più facile,
erano artefici della propria sorte poiché
con una vittoria si sarebbero automaticamente qualificati a prescindere da ciò che avrebbero fatto
le avversarie. La gioia della qualificazione, tuttavia, è durata solo nove minuti, quelli che hanno separato il gol di Rrahmani dal pareggio di Faraoni e che hanno reso ancora più incerto e avvincente questo finale di stagione.
Partiamo dall’Inter Campione d’Italia, il cui cammino potremo definirlo così: “per aspera ad astra”.
In un anno così complicato, tra pandemia e crisi finanziaria, i nerazzurri sono tornati a trionfare vincendo quello scudetto tanto atteso.
Per gli integralisti questo trofeo potrebbe avere un retrogusto particolare dato che l’artefice del successo si chiama Antonio Conte, etichettato dagli intransigenti come juventino per peccato originale, ma a volte è necessario mettere da parte le rivalità e lasciare spazio a giudizi obiettivi.
Senza ombra di dubbio, infatti, è proprio a lui che è dovuta questa vittoria, in primis per la sua capacità di aver trasformato la squadra acerba e confusionaria del girone di andata nel gruppo cinico e coeso che ha dominato la seconda metà del campionato.
La vittoria per 5-1 sull’Udinese è stata la sedicesima consecutiva a San Siro e ha consentito di scavalcare il muro dei 90 punti, con nessuna squadra europea che ha saputo fare meglio dei nerazzurri.
Dopo la partita si è dato spazio ai festeggiamenti, tra cori, lacrime e il silenzio fragoroso di Antonio Conte che, dopo settimane in cui ha dribblato qualsiasi domanda sul suo futuro, non ha ancora rivelato le sue decisioni. La speranza comune è che l’allenatore decida di rimanere, anche se non sarà semplice trattenerlo, specie perché non vorrà rinunciare a quei giocatori che
Dopo la partita si è dato spazio ai festeggiamenti, tra cori, lacrime e il silenzio fragoroso di Antonio Conte che, dopo settimane in cui ha dribblato qualsiasi domanda sul suo futuro, non ha ancora rivelato le sue decisioni. La speranza comune è che l’allenatore decida di rimanere, anche se non sarà semplice trattenerlo, specie perché non vorrà rinunciare a quei giocatori che
compongono lo zoccolo duro della squadra e che, insieme a lui, hanno reso possibile tutto ciò.
Passiamo al Milan, secondo classificato e vera sorpresa di questo campionato. La nuova creatura di Stefano Pioli, dopo sette anni di assenza, torna a giocare nell’Europa che conta, al termine di una stagione in cui i suoi meriti sono ormai evidenti.
Uomo sempre pacato e discreto davanti alle telecamere, il tecnico ha impresso ai rossoneri una graduale rinascita e, complici in primis i vari infortuni e le assenze che hanno costellato la stagione, è sempre riuscito a ridisegnare la squadra, imprimendole quell’identità tattica che forse era mancata negli anni precedenti.
Poi, ha saputo mantenere unito il gruppo (cosa non semplice se nella rosa hai una personalità forte come quella di Zlatan Ibrahimovic) e, anche nelle critiche e nelle difficoltà, ha convinto i giocatori a lasciare tutto da parte e concentrarsi solo sul gioco, poiché ormai si sa che il miglior antidoto a qualsiasi male è la vittoria sul campo.
Infine, aspetti come le polemiche sulla Superlega, l’incertezza sul futuro di Donnarumma, la lista piuttosto lunga di partite saltate da un giocatore del calibro di Ibrahimovic e l’impegno aggiuntivo dell’Europa League (mantenutosi fino a marzo inoltrato) non hanno di certo facilitato il suo lavoro.
L’apice del titolo d’inverno ha permesso ai tifosi rossoneri di sfiorare per settimane il sogno scudetto, anche se in cuor loro, Pioli compreso, erano consapevoli delle difficoltà oggettive di tale obiettivo.
Da febbraio in poi, infatti, l’Inter di Conte si è caparbiamente presa la scena rifilando una serie devastante di vittorie consecutive e, a quel punto, il vero trofeo di fine campionato è diventato la qualificazione alla prossima Champions.
Da febbraio in poi, infatti, l’Inter di Conte si è caparbiamente presa la scena rifilando una serie devastante di vittorie consecutive e, a quel punto, il vero trofeo di fine campionato è diventato la qualificazione alla prossima Champions.
Lo sprint finale, con quattro vittorie su cinque partite, ha permesso al Milan di raggiungere il traguardo, centrando perfino il record assoluto in Serie A (con la vittoria a Bergamo) di 16 vittorie in trasferta.
Pioli ha ringraziato società, tifosi e giocatori e ha dedicato il successo a sua moglie Barbara in occasione del loro 34° anniversario: salvo stravolgimenti, si va verso la sua conferma sulla panchina rossonera, storia di un allenatore che si è preso il Milan di oggi e, con la Champions in tasca, anche quello di domani.
Per quanto riguarda l’Atalanta, terza classificata con qualche rammarico, i bergamaschi hanno disputato di nuovo una stagione eccezionale. Terzo posto, finale di Coppa Italia, quegli ottavi di Champions mal digeriti con il Real e quelle imprese che resteranno nella storia: la piccola Atalanta che vince sul campo di Anfield prima e di Amsterdam poi, facendo lo sgambetto all’Ajax e spedendolo in Europa League.
La Dea ci ha regalato partite memorabili, emozioni pazzesche, tanti gol (con il miglior attacco del campionato) e giocatori in grande crescita; le difficoltà non sono di certo mancate, come il terremoto targato Papu Gomez, ma al contempo c’è stata anche la capacità di rialzarsi e di scoprire forze nuove.
L’obiettivo, come sottolineato anche da Gasperini in una recente intervista, è quello di
L’obiettivo, come sottolineato anche da Gasperini in una recente intervista, è quello di
migliorarsi per ridurre sempre più il gap che la separa da alcune squadre e per centrare così quel tanto ambito tricolore.
La Juventus, invece, è risorta sul filo di lana, con un quarto posto flash quando ormai quasi tutti la davano per spacciata.
La Coppa Italia e la qualificazione alla Champions tornano finalmente a far sorridere Andrea Pirlo, però permane una grande incertezza circa il suo futuro.
La Coppa Italia e la qualificazione alla Champions tornano finalmente a far sorridere Andrea Pirlo, però permane una grande incertezza circa il suo futuro.
I due obiettivi prefissati all’inizio della stagione, ovvero scudetto e Champions League, non sono stati centrati, anche se ad aver scombussolato principalmente l’ambiente è stata senz’altro la brusca eliminazione agli ottavi di finale per il secondo anno consecutivo, per lo più contro squadre (in entrambi i casi) alla portata dei bianconeri. Questa stagione può fungere da spartiacque per una Juventus che, dopo anni di successi, deve sicuramente ritrovare la sua identità, tralasciando sentenze indiscusse e maledizioni tanto decantate. Al di là dei preconcetti, infatti, sono necessari un progetto e un lavoro approfonditi per ripartire e costruire una squadra solida che giochi a viso aperto e che non si affidi solo alla bravura del singolo, ma ad un gruppo coeso, forte e determinato: solo così la Champions, forse, potrà sembrare un traguardo meno impossibile.
Per il Napoli non poteva esserci un finale più amaro di così: dopo il pareggio contro il Verona, la squadra di Gattuso è apparsa giustamente delusa e amareggiata per avere gettato alle ortiche in 95 minuti quanto fatto di buono in questo campionato. Era pressoché totale la convinzione che i partenopei si qualificassero alla Champions, ma una partita come quella di ieri sera insegna che nel calcio non bisogna mai dare nulla per scontato. Il gelido tweet del patron De Laurentiis sancisce la fine ormai preannunciata del rapporto burrascoso tra la società e Gattuso, il quale lascia un Napoli al quinto posto e qualificato alla prossima Europa League, con una Champions sfiorata per un soffio in una serata maledetta.
Capitolo Roma: dopo il pareggio contro lo Spezia, i giallorossi sono riusciti a centrare l’unico obiettivo rimasto, ovvero la Conference League, regalando così al nuovo allenatore Mourinho un posto in Europa.
Applausi anche per la Lazio che, seppur con un po’ di rammarico, si è qualificata all’Europa League: nel corso di questa settimana si avranno maggiori delucidazioni sul futuro di Simone Inzaghi, che per il momento non si è sbottonato molto circa la sua decisione.
Bravo anche il Sassuolo, che ha disputato un ottimo campionato e che, mancandola solo per una questione di differenza reti, ha quasi soffiato la Conference League alla Roma. Gli emiliani hanno giocato partite di livello, con una squadra di ragazzi giovani, intelligenti e messi insieme con cura, in primis Berardi che ha disputato un’ottima stagione.
Mentre Benevento, Crotone e Parma salutano definitivamente la Serie A, con l’augurio di “riaccoglierle” molto presto, tutte le altre squadre che hanno conquistato la salvezza meritano comunque una gratificazione per quanto sono riuscite a fare in un anno non semplice.
Siamo giunti, quindi, al termine di un campionato che il nemico invisibile del Covid ha reso decisamente tortuoso. Quello che più è mancato, tuttavia, non è stata la partita in sé, ma la tensione mentre ci si prepara ad uscire, la pinta al pub con gli amici a discutere della formazione, il tragitto verso lo stadio, il rientro commentando le azioni più decisive e l’accordo, salutandosi, di ritrovarsi il week-end successivo, o magari già in settimana per la Champions. L’augurio è che tutto questo possa nuovamente accadere molto presto, che quella voglia di fare il tifo e di andare allo stadio torni ad essere possibile e imperante come prima.
In attesa di sapere quali saranno gli attori della prossima stagione, incombono due appuntamenti importanti come l’Europeo e le Olimpiadi che animeranno la nostra estate, insieme ad un calcio mercato che si preannuncia scoppiettante, come la sfida a distanza del prossimo anno tra l’Inter e Mourinho.
La soap opera è già servita.