di Eleonora Francini
In una settimana in cui la scena degli allenatori è stata occupata in modo preponderante dall’annuncio di José Mourinho come prossimo “capitano” della flotta giallorossa, intendo essere una voce fuori dal coro e spostare l’attenzione su un altro coach che, a piccoli passi, si è guadagnato meritatamente la fiducia di tutti: Stefano Pioli.
Un passato alla Fiorentina, alla Lazio e all’Inter, tutte parentesi che lo hanno formato molto dal punto di vista lavorativo; un uomo sempre pacato e discreto davanti alle telecamere; un allenatore che, a testa bassa, ha assunto la guida di una squadra, quando non era in un ottimo stato, e lentamente le ha impresso una graduale rinascita.
Approdato al Milan ad ottobre del 2019 dopo l’esonero di Giampaolo, nel 2020 Pioli ha concluso il suo primo campionato con il sesto posto finale, che è valso la qualificazione al secondo turno preliminare di Europa League.
Il ritorno nelle coppe europee, dove per anni i rossoneri hanno rappresentato il fiore all’occhiello del calcio italiano, è stato un vero e proprio toccasana, un cammino che si è interrotto lo scorso marzo agli ottavi di finale contro il Manchester United: una dipartita avvenuta, però, a testa alta, contro una delle candidate alla vittoria finale.
Il vero miracolo di Pioli, tuttavia, si è consumato quest’anno in campionato, dove il Milan a gennaio si è laureato Campione d’Inverno al cospetto di un girone d’andata strepitoso: dopo anni di astinenza il sogno scudetto ha sfiorato per settimane i tifosi rossoneri anche se in cuor loro, Pioli compreso, erano consapevoli delle difficoltà oggettive di tale obiettivo.
Da febbraio in poi, infatti, l’Inter di Conte si è caparbiamente presa la scena rifilando una serie devastante di vittorie consecutive e, a quel punto, la superiorità tecnica dei cugini nerazzurri si è resa manifesta, mentre ai rossoneri sono pian piano venute a mancare quella freschezza e quella lucidità emerse nella prima fase della stagione.
Naufragato il sogno tricolore, in casa Milan il nuovo “scudetto” è diventato la qualificazione alla prossima Champions, che potrebbe essere il vero trofeo di fine campionato se i rossoneri si piazzassero fra i primi quattro posti.
La recente vittoria sulla Juventus ha certamente spianato la strada alla squadra di Pioli, i cui meriti, dati alla mano, sono sempre più evidenti avviandoci verso la fine di questo campionato.
In primis, complici i vari infortuni e le assenze che hanno costellato la stagione, è sempre riuscito a ridisegnare la sua squadra, imprimendole quell’identità tattica che forse era mancata negli anni precedenti.
Poi, ha saputo mantenere unito il gruppo (cosa non semplice se nella rosa hai una personalità forte come quella di Zlatan Ibrahimovic) e, anche nelle critiche e nelle difficoltà, ha convinto i giocatori a lasciare tutto da parte e concentrarsi solo sul gioco, poiché ormai si sa che il miglior antidoto a qualsiasi male è la vittoria sul campo.
Infine, aspetti come le polemiche sulla Superlega, l’incertezza sul futuro di Donnarumma, la lista piuttosto lunga di partite saltate da un giocatore del calibro di Ibrahimovic e l’impegno aggiuntivo dell’Europa League (mantenutosi fino a marzo inoltrato) non hanno certo facilitato il suo lavoro.
La nuova creatura di Pioli, però, durante tutta la stagione ha mostrato una profonda determinazione e intelligenza, che le hanno consentito di uscire senza troppi strascichi da periodi non facili: alle critiche piovute nei mesi scorsi in seguito ad una striscia negativa di risultati, l’allenatore ha risposto con due vittorie consecutive, tra cui l’ultima, quella per 3-0 sulla Juventus, emblema di una partita quasi perfetta.
Adesso, quei tre punti di vantaggio sui bianconeri fanno davvero sognare e negli ultimi tre appuntamenti che separano dalla fine è vietato fallire: la Champions è vicina e, dopo il capolavoro di Conte con l’Inter, questo potrebbe essere il primo trofeo virtuale di Pioli sulla panchina del Milan.
Storia di un allenatore che si è preso il Milan di oggi e, se l’obiettivo diventasse realtà, anche quello di domani.