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Juve, Real e Barça rispondono alle minacce della Uefa e rilanciano “Il progetto Superlega è necessario”

In un lungo comunicato i tre club ribadiscono che l’Uefa non può minacciarli, e agli altri nove club che hanno abbandonato dicono: “Posizione non coerente”

Juve, Real e Barça rispondono alle minacce della Uefa e rilanciano “Il progetto Superlega è necessario”
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8 Maggio 2021 - 14.37


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Il progetto Superlega è ben lontano dall’essere abbandonato, e si prospetta una lunga guerra di nervi tra i club e la Uefa e la Fifa. 

Per quanto riguarda i 9 club pentiti, la Uefa ha deciso di trattenere il 5% dai ricavi che avrebbero dovuto ricevere dalle competizioni; inoltre ciascuna delle suddette società dovrà effettuare una donazione per un totale di 15 milioni di euro.

Non si è fatta attendere la controffensiva dei tre irriducibili: Juve, Real Madrid e Barcellona non lasciano la Superlega, rispondono all’Uefa che venerdì aveva annunciato che sarebbero stati deferiti e che nei giorni precedenti aveva fatto filtrare la sanzione: l’esclusione dalle Coppe. 

Con un comunicato stampa congiunto, i tre non solo non lasciano né si pentono della Superlega (anzi ne ribadiscono la necessità in un momento di grave crisi), ma ripetono che l’Uefa non li può sanzionare (parlano di «inaccettabili minacce e pressioni»). 

D’altra parte, rilanciano un improbabile dialogo con le istituzioni per pensare a una riforma del calcio.

Il comunicato – «In relazione al comunicato emesso da Uefa il 7 maggio sulla Super League e alla posizione assunta da nove dei suoi membri fondatori, Fútbol Club Barcelona, Juventus Football Club e Real Madrid Club de Fútbol comunicano che: (i) I club fondatori hanno ricevuto, e continuano a ricevere, inaccettabili pressioni, minacce ed offese da terze parti al fine di ritirare il progetto proposto e, conseguentemente, desistere dal loro diritto/dovere di fornire soluzioni all’ecosistema del calcio mediante proposte concrete ed un dialogo costruttivo. Ciò è intollerabile in punto di diritto e la giustizia si è già pronunciata in favore della proposta di Super League, ordinando a Fifa e Uefa di astenersi, sia direttamente sia per il tramite dei propri associati, dall’intraprendere ogni azione che possa pregiudicare l’iniziativa in qualsiasi modo in pendenza del procedimento». 

Qui il riferimento è alla sentenza del Tribunale di Madrid in cui si impediva alla Uefa di bloccare la nascita della Superlega e anche di minacciare sanzioni. 

Ecco perché i club sono convinti che l’Uefa (ente regolatore e anche organizzatore) non possa ignorare la sentenza, a meno di non ribadire il suo status di posizione dominante che potrebbe essere oggetto di una causa all’Antitrust (dai tempi però tutti da scoprire).

Poi il testo dei tre prosegue ricordando perché è nata la Superlega.

Il progetto Super League è stato concepito congiuntamente dai dodici club fondatori: a. Con lo scopo di fornire soluzioni all’attuale insostenibile situazione del settore calcistico.

I dodici club fondatori hanno condiviso la stessa preoccupazione – così come altri stakeholders nel calcio europeo – particolarmente nel contesto socio-economico corrente, che riforme strutturali siano indispensabili per assicurare che il nostro sport permanga di interesse e sopravviva nel lungo periodo. Per rispondere a ciò, il 18 aprile hanno annunciato la loro volontà di creare la Super League e di instaurare un canale di comunicazione con Uefa e Fifa, in un costruttivo spirito di collaborazione tra le parti, così come reso noto a ciascuna di esse nella stessa data. Con il massimo rispetto per le attuali strutture e per l’ecosistema del calcio». 

Il progetto Superlega, ricordiamo, aveva scatenato la reazione non solo di Gianni Infantino (Fifa) e Aleksander Ceferin (Uefa), ma anche di governi, federazioni e leghe calcistiche e (soprattutto) dei tifosi. Tanto che nel giro di 48 ore le sei squadre inglesi (Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham) avevano fatto mea culpa e marcia indietro. 

Seguite poi dall’Atletico Madrid, dall’Inter e, ultimo, dal Milan, poco desideroso di legarsi all’Uefa a vita, ma alla fine convinto a non intraprendere un lungo contenzioso con le istituzioni calcistiche

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