Le lettere di Baggio e Tardelli per ricordare il loro amico Paolo Rossi

Roberto Baggio e Marco Tardelli scrivono una lettera per ricordare il loro amico Paolo scomparso pochi giorni fa.

Le lettere di Baggio e Tardelli per ricordare il loro amico Paolo Rossi
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11 Dicembre 2020 - 15.09


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Questa la commovente lettera scritta da Roberto Baggio per ricordare il suo amico Paolo Rossi scomparso per colpa di una brutta malattia pochi giorni fa.
“Al mio risveglio un’altra mazzata. Un grande pilastro del calcio italiano ci saluta. Paolo, PABLITO, PAOLO ROSSI, quasi si dovesse sempre chiamare con nome e cognome: lui non era Rossi lui è, e sempre sarà, PAOLO ROSSI. Tornano in superficie i dolci ricordi di quando avevo 10 anni – scrive Baggio – conservati per decenni in uno dei tanti album della mia memoria. Oggi, grazie a Pablito, sfoglio quell’album e tornano a farsi sentire il freddo pungente e la dura canna della bicicletta. Con il mio adorato papà Fiorindo, mancato solo qualche mese fa, percorrevamo quasi 12 chilometri, in due su una bicicletta, per arrivare a Vicenza partendo da Caldogno. Per andare allo stadio Menti a vedere il grande Paolo Rossi. Vincere in un mondo che ha sempre più bisogno del sorriso di Paolo Rossi. Un meraviglioso viaggio in Cina recentemente ci ha fatto rincontrare. Abbiamo parlato a lungo su quanto avessimo vissuto in comune, e su quanto si sarebbe dovuto fare per un futuro migliore. Soprattutto nel calcio. Oggi Paolo è volato in cielo lasciandoci tutto quello che il calcio di buono sa offrire. Oggi comprendere il mistero della vita, e dare un perché alle cose che ci accadono, non è mai semplice così, come il vuoto che lascia Paolo nel cuore di sua moglie e dei suoi tre figli a cui va il mio pensiero e la mia comprensione. Ciao Paolo, chissà se infilerai le tue scarpette da calcio quando sarai in cielo. Spero di si, spero che il tuo sorriso arrivi anche li. Noi qui lo ricorderemo a lungo. Buon viaggio Paolo, nell’eterno cielo della luce tranquilla”.
La lettera è stata pubblicata sulla Gazzetta dello Sport.

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Anche Marco Tardelli scrive una lettera per il suo amico Pablito: “Click. Buio. Stamattina all’alba rispondendo come un automa alla telefonata di Michel, dentro di me si è spenta la luce. Buio pesto, niente lacrime, niente parole, niente di niente. Solo buio e un ingorgo indescrivibile di emozioni bloccate in gola. A togliermi il respiro. Non riesco, mi sono detto, non posso parlare o scrivere di Paolo oggi. Un fratello che se ne va senza un perché e senza preavviso. Poi ho pensato che negli ultimi tempi ti ho cercato, come in preda al panico, come sentendo qualcosa dentro e non sono riuscito, se non con sms o attraverso Federica, in quello che avrei voluto e allora forzando il mio carattere chiuso e pieno di pudore, di cui sorridevi divertito e scanzonato, provo a dirtelo qui, fratello sul campo e nella vita. Fratello di gioia, di luce, di pure totale felicità. È difficile, direi impossibile per me ricordare tutto quello che abbiamo vissuto insieme. Momenti belli, unici, irripetibili. insieme nella difficoltà, insieme nel dolore e nell’isolamento di quel mondiale ’82 in cui ci sembrava di essere soli contro il mondo e poi improvvisamente padroni del mondo intero. Giovani invincibili, ci sentivamo persino belli e irresistibili, proprio come ci vedevano allora gli italiani che ci hanno sempre riempito d’amore fino ad oggi con tutta l’Italia che piange per te.
Il 5 luglio ’82, contro il Brasile, sei riuscito a trasformare in gol liberatorio un mio tiro sbilenco che poi ho provato a farti credere che fosse un mio grande passaggio. Ma con te tutto diventava grande. E poi l’11 luglio la nostra risurrezione, il tuo gol, gli abbracci con cui ti abbiamo soffocato, quel sorriso luminoso che non dimenticherò mai, la gioia, la forza, la fratellanza, quel giro di campo con la Coppa ubriachi di felicità. Ma anche molto più di questo, le nostre notti in bianco a scherzare nei corridoi, ragazzini che giocano a salvare il mondo. Scherzi telefonici, battute goliardiche assieme a Gaetano e Antonio, e poi quel velo di tristezza che spesso attraversava i tuoi occhi mobili e intelligenti, quel senso enorme di responsabilità verso un Paese che guardava noi come a un presagio di futuro”.
Conclude la commovente lettera così: ‘’… E allora Paolo dai un bacio a Gaetano e abbraccia il Vecio anche da parte mia. Cominciate a giocare voi, prima o poi ci rivediamo…”.

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