Ad affermarlo Paolo Mazzoleni: “Io di natura sono molto ottimista, mi piacerebbe tornare il prima possibile alla normalità, vorrebbe dire anche riprendere la serie A, ovviamente nella massima sicurezza. Lo dico senza falsi moralismi, giocare regalerebbe speranza e ottimismo”.
Se si riprenderà, si giocherà a porte chiuse, ha spiegato: “Già in situazione normale, arbitrando a porte chiuse sembra vivere una situazione irreale. Da addetto al Var ho assistito a Juventus-Inter, dello scorso 8 marzo. Match bellissimo sulla carta, ma già si avvertiva una situazione molto anomala, i giocatori sembravano spaventati. Il calcio è fatto per il pubblico. Il messaggio è che sono per la ripresa in totale sicurezza. Quando sono per strada la gente per prima cosa mi chiede se riparte la Serie A e quando”.
Il direttore di gara bergamasco ha raccontato anche come sta vivendo l’epidemia la sua città.
“Quello che è accaduto a Bergamo è qualcosa di incredibile, la pandemia ha distrutto un’intera generazione. Quando ho capito che la cosa era grave? L’immagine dei carri armati che portavano le bare credo resterà nella mente di tutti, ma io ricordo chiaramente l’arrivo di questi mezzi militari già a inizio marzo, se non a fine febbraio. Ora la situazione va migliorando, non entro nel merito delle chiusure fatte o no, questo vorrebbe dire tornare indietro mentre ora bisogna solo guardare avanti”.
Mazzoleni viene da una famiglia di restauratori di mobili antichi nota in città e ha molto a cuore le sorti economiche di Bergamo.
A tal proposito, ha detto: ”La nostra è una zona molto operativa, piena di artigiani che hanno voglia di lottare, di reagire, anche se la Comunità avverte questo peso. C’è molto ordine, quando esco a fare la spesa si percepisce, un ordine pazzesco figlio anche della paura.
Ed ha aggiunto: “Ho un caro amico che ha appena aperto un ristorante, lui è combattivo ma l’altro giorno mi ha detto che probabilmente non riaprirà, nonostante il nostro spirito. Lo ripeto, il nostro è un popolo spaventato. Uscire per lavorare e per salvare la propria attività”.
Infine il 45enne bergamasco è tornato con la memoria ai derby capitolini vissuti da arbitro: “Ho fatto molti derby, ma per fascino, preparazione e sfottò, quello di Roma resta qualcosa di unico. Ricordo in particolare il valore che viene dato dagli stessi giocatori al derby, sanno che un gol in quella gara segnerà la loro storia. Del 26 maggio ricordo la gioia di Lulic al momento del gol, così come la determinazione di De Rossi”.
Ma gli arbitri guardano lo spettacolo sugli spalti, le coreografie delle curve? ”Assolutamente sì. Io sono molto concentrato ma di questa parte dello spettacolo non mi voglio perdere nulla”.
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