Intervistato ai microfoni di Lazio Style Channel, Marco Parolo si è mostrato amareggiato dopo l’ultimo Dpcm: ”La notizia del divieto agli allenamenti per gli sport collettivi non ce l’aspettavamo. Vedendo che era stata concessa l’apertura dei centri per gli sport individuali, soluzione giusta per gli atleti che devono lavorare in vista di competizioni internazionali, non capisco perché noi non possiamo tornare ad allenarci nei centri sportivi che abbiamo a disposizione, che non sono luoghi chiusi nei quali si sta a contatto stretto. Non possiamo allenarci mantenendo le distanze, così non possiamo riprendere contatto con il campo e con allenamenti, restando a lavorare a casa dove affatichiamo sicuramente di più la nostra muscolatura”.
Ed ha aggiunto: “Se il 18 maggio ci sarà l’apertura generale, non capisco perché noi professionisti non possiamo allenarci dal 4 maggio. Il Premier Conte ha detto di essere un tifoso che pensa alla ripresa, quindi non capisco perché non possiamo allenarci sul nostro campo mantenendo le distanze necessarie. Si potrà andare nei parchi ad allenarsi? Perché dovrei andarci, quando ho un centro sportivo a disposizione. La categoria dei calciatori è stata penalizzata dal Dpcm. Ci sarebbe anche maggior sicurezza su un campo tenuto bene sul quale non si rischiano infortuni per svolgerci, inoltre, lo stesso lavoro atletico, anche se a livello di singoli, che abbiamo svolto prima della quarantena. A Formello possiamo dislocarci su più campi, e su 12 ore di luce possiamo essere suddivisi su più orari”.
Il giocatore della Lazio ha voluto anche ribadire: “Da parte nostra c’è massima attenzione per rispettare le norme del Governo, ma ora ci sono le condizioni per tornare ad allenarci e svolgere la professione nei nostri centri sportivi sempre nel rispetto delle norme e del bene comune. Sono stati proposti protocolli e soluzioni che sono al vaglio degli specialisti, ma se si è in sicurezza non capisco perché non si possa svolgere lavoro singolo nelle nostre strutture, visto che c’è l’ok per gli sport individuali”.
Ha poi concluso il suo intervento così: “Il decreto ci penalizza e forse c’è qualcuno che non vuole provare a dare il via nuovamente al campionato. Non capisco perché le persone potranno andare al parco e, invece, noi non potremo allenarci nelle nostre strutture nelle quali non avremmo margini di contagio, contrariamente a quanto potrebbe accadere in luoghi pubblici. Dobbiamo essere equiparati agli altri sportivi professionisti: ben venga che anche gli altri professionisti possano allenarsi nelle loro strutture, sono il primo a sostenerli da tifoso. Noi abbiamo rispetto per tutti, ma anche per noi ci dev’essere la possibilità di allenarci nelle nostre strutture. Se vogliamo alimentare la speranza di tornare a giocare, dobbiamo riprendere ad allenarci. Tornare al calcio vorrebbe dire dare speranza a tutti”.