Mentre la Lega Serie A ha deciso di premiare Cristiano Ronaldo come giocatore del mese, l’Associazione italiana calciatori ha scelto come migliore di Gennaio Josip Ilicic, uno che in quanto a talento puro in circolazione ha pochi rivali, non solo in Italia.
Al di là dei numeri notevoli (sei gol ed un assist messi a segno a gennaio) il fantasista sloveno ha dato la sensazione di essere in uno stato di grazia che mai aveva mostrato nella sua esperienza pluriennale nella massima serie italiana.
Che fosse forte lo si vide già a Palermo, in un tempo in cui la società rosanero era più famosa per le intuizioni brillanti che non per le traversie che l’avrebbero portata ad un brutale trapasso qualche mese fa. Una serpentina con assist a Pastore e successivo tap-in vincente contro l’Inter campione di tutto nel 2010 fu il biglietto da visita: due alabarde spaziali contro Bologna e Fiorentina la definitiva expertise.
In Sicilia il fantasista sloveno rivelò sin da subito la sua natura di artista tormentato, facendo arrivare alle platee tanto la bellezza di un sinistro che “pò esse piuma e pò esse fero” quanto la malinconia dei suoi smarrimenti testimoniati da un frequente alienarsi in mezzo al campo, preso da chissà quali inquietudini.
Non a caso al tempo era opinione diffusa che tra i due sloveni del Palermo, quello destinato a fare carriera fosse Bacinovic, ragioniere di centrocampo meno talentuoso ma molto più funzionale rispetto ad un fantasista estroso ma discontinuo. Oggi di quest’ultimo non si hanno più notizie.
Ilicic invece la sua strada l’ha fatta ed è stata coerente con le sue istanze. Alla Fiorentina c’è stata un’evoluzione che l’ha portato dagli sprazzi ai periodi ma sempre nel segno della discontinuità. Ci voleva l’Atalanta, ci voleva soprattutto Gasperini.
I due si erano già conosciuti a Palermo nel 2012 in una fase crepuscolare delle loro rispettive carriere e si son ritrovati cinque anni nel loro rispettivo apice.
Si potrebbe dire che sia l’ennesima dimostrazione dell’ars gasperiniana di valorizzare/far sembrare migliore di ciò che è ogni suo giocatore ma in questo caso non è questione di lavoro: semplicemente il tecnico piemontese è probabilmente l’unico ad aver accettato Ilicic per quello che è, senza pretesa alcuna di correggerne i difetti, lasciandogli la massima libertà d’espressione.
In questo momento è lui più dei vari Gomez, Zapata, Muriel ad accendere la luce di un’Atalanta che se può continuare a pensare in grande lo deve soprattutto ai suoi lampi di genio.