Di Emilio Scibona
Difficile se non impossibile immaginare che l’Hellas Verona, lo stesso che l’anno scorso è salito in A un po’ per caso un po’ per desiderio, si sarebbe ritrovato così in alto complicando le vite di tutte le sue avversarie, soprattutto le più grandi. Dopo aver fatto soffrire Juventus e Inter i gialloblù sono riusciti a mantenere la porta inviolata contro la Lazio del super-bomber Immobile e dei 52 gol in campionato. Un po’ come non prendersi l’influenza dopo aver fatto un’ora e mezza di bagno totalmente ignudi in un lago ghiacciato.
L’artefice di un percorso che rasenta il miracolo sportivo si chiama Ivan Juric, se vogliamo ancora più inatteso della sua stessa squadra. Quel credito che aveva costruito con un miracolo sportivo vero e proprio, ovvero la promozione in A del Crotone, lo aveva, anche per forza di cose, dissipato nella storia a puntate col Genoa, traumatica e senza lieto fine.
Sulla sua capacità di tenere salde le redini dell’Hellas anche legittimamente non ci avrebbe scommesso nessuno: eppure la storia in questo momento sta dicendo tutt’altro. Il suo Verona è costruito a immagine e somiglianza dei principi che il tecnico croato ha mutuato dal suo primo maestro Gianpiero Gasperini. I concetti sono quelli: la differenza è data dalla qualità del materiale a disposizione. Nel caso specifico un assemblaggio di onesti mestieranti, con qualche giovane di belle speranze e diversi giocatori considerati incompiuti.
Non potendo contare sulla qualità tecnica Juric ha posto l’accento sull’intensità declinata all’interno di uno spartito frenetico nel quale tutti devono sapere all’occorrenza fare tutto. Stare sempre addosso all’avversario e aggredire la porta fino a quando non è prosciugata la riserva della riserva. Un concetto sul quale si sta costruendo una stagione memorabile che l’allenatore croato ha reso bene in parola rispondendo ad una domanda sulle condizioni di Amrabat alla vigilia di Parma-Verona: “Gioca finché non muore”.
L’Hellas non propone certo bel calcio ma si fa apprezzare enormemente per quel piglio che l’ha trasformata nel tempo da potenziale materasso a squadra che può avere ambizioni più alte di quella salvezza che sembrava un miraggio. Un’enorme rivincita per un tecnico che forse non sarà simpaticissimo ma che sta dimostrando di valere molto di più di quanto effettivamente in tanti pensavano.