Dopo il Liverpool, anche il Tottenham non metterà in cassa integrazione gli impiegati della società.
Il 31 marzo scorso il club aveva proclamato che 550 dipendenti avrebbero avuto un taglio del 20% nel tentativo di proteggere i posti di lavoro. Una decisione che aveva sollevato critiche da parte del governo perché la manovra non avrebbe intaccato gli ingaggi dei calciatori, con la trattativa con il sindacato giocatori bloccata.
La squadra londinese oggi ha comunicato che tutti gli stipendi non riceveranno alcuna variazione per i mesi di aprile e maggio. Gli unici a subire delle modifiche, al momento, sono i membri del consiglio, incluso il presidente Daniel Levy.
“Ci rammarichiamo per qualsiasi preoccupazione, speriamo che il lavoro che i nostri tifosi ci vedranno fare nelle prossime settimane li renderà orgogliosi del loro club” le parole di Levy. Proprio i tifosi hanno svolto un ruolo fondamentale per questa svolta: venerdì scorso avevano consigliato ai dirigenti della squadra di “fare la cosa giusta”, arrabbiati di vedere i team più ricchi di ricorrere agli ammortizzatori sociali, e i vertici hanno colto il messaggio.
L’aiuto prestato dal governo inglese è rivolto a tutti i tipi di società: i dipendenti di tali società possono ricevere l’80% lordo della paga mensile, fino ad un massimo di 2500 sterline. Questo può avvenire dopo un accordo tra datore di lavoro e impiegato, e il restante 20% del totale può essere messo dall’azienda.
Il Tottenham si renderà utile anche per aiutare la società con l’emergenza coronavirus: lo stadio sarà utilizzato come base di stoccaggio della London Food Alliance, per garantire forniture alimentari e inoltre, sempre nello stadio, sarà possibile eseguire dei tamponi rapidi.
